Dentro si poteva vedere solo il metallo del corridoio, un riflesso di una luce verde che chissà da che cosa fosse emessa, per il resto niente. Il bordo del cratere continuava a fumare, nonostante la nave fosse apparentemente fredda.
"Sei riuscita a trovare un'apertura!" Esclamò Elizabeth, sbalordita.
"Entriamo, dai!" Sandy la prese per mano e varcò la soglia della nave. Confesso che trattenni il respiro in quel momento, avevo timore che accadesse qualcosa alle ragazze nel passare oltre. Non so, qualche laser disintegrante, o allarmi a tutto spiano, oppure morte per soffocamento. Per fortuna non successe nulla, tutto era silenzioso e non c'era ombra di vita.
"Venite o no?" Chiese la mia collega, specialmente rivolta a Thomas, che era rimasto in disparte a osservare dubbioso la scena, ancora preso dai suoi pensieri.
Io mi avvicinai al portellone, toccai la parete interna della nave ed entrai. Fu come varcare la soglia di un mondo nuovo, anche se distava solamente pochi centimetri dalla realtà. Feci correre lo sguardo lungo il corridoio, ma non vidi altro che grigio e buio. La luce verde proveniva da una strana lampada sulla parete di fondo a destra. Era un po' inquietante, a ripensarci.
L'aria era esattamente uguale a quella fuori, non c'erano strani gas. Per fortuna quegli alieni dovevano respirare la nostra stessa aria.
Entrarono anche gli altri due e insieme optammo per andare a destra, verso la spettrale luce verde.
Camminavamo in fila indiana, in silenzio, e ci guardavamo attorno in trepidante attesa di qualcosa. All'interno non era freddo come fuori, quindi presto finimmo per spogliarci degli indumenti più pesanti, anche se le tute termiche erano quelle che tenevano più il calore. Raggiunto l'angolo, che in realtà si rivelò essere una curva, continuammo a seguire il percorso finché non ci imbattemmo in una strana piattaforma. Oltre di essa non c'era niente. Non capivamo cosa fosse o come funzionasse, ma ad un certo punto ebbi un'illuminazione.
"E se fosse un modo per arrivare al piano di sopra? Tipo un ascensore, ma più sofisticato."
"O magari è una piattaforma di teletrasporto come quelle di Star Trek." Aggiunse Alex.
Era davvero una piattaforma per il teletrasporto.
Quando ci salimmo tutti sopra, trovammo dei pulsanti rettangolari. In sostanza, li spingemmo a casaccio sperando di non essere disintegrati.
E all'istante finimmo in un altro posto.
Non mi venne da vomitare, non ebbi giramenti di testa, i libri che descrivevano il teletrasporto di solito prevedevano uno di questi sintomi ma io non provai nulla perché avvenne tutto in un battito di ciglia.
Sandy scoppiò a ridere e batté le mani "È stato fighissimo!"
"Sì, ma ora dove siamo?" Chiese Thomas. Vidi chiaramente l'ombra di un sorriso sulle sue labbra, anche lui alla fine si stava divertendo.
Vidi alla nostra sinistra una finestra, quindi mi avvicinai per sporgermi a guardare e vidi che eravamo saliti di livello. Eravamo forse a dieci o quindici metri d'altezza, quindi circa a metà dell'altezza della porzione di nave che era spuntata.
"Siamo a metà dell'altezza. Forse questo è il piano successivo." Informai i miei compagni.
"Ma secondo voi se ci torniamo sopra saliamo di nuovo o scendiamo?" Domandò Thomas.
"Magari ci sono due tasti diversi." Rispose Alex.
"Non fermiamoci qua, esploriamo questo settore e poi al massimo saliamo ancora. Che ne dite?" Di nuovo Sandy ci trascinò col suo entusiasmo contagioso.
Se solo fosse stata più accorta...
Ci inoltrammo nel corridoio che si apriva di fronte alla piattaforma per il teletrasporto: era assolutamente identico a quello del piano sottostante. Non potei fare a meno di interrogarmi sul perché non ci fosse nessuno in giro. Una nave così enorme non poteva avere un equipaggio esiguo. O almeno in teoria.
C'era qualche stanza nel corridoio, ma erano tutte chiuse e non si poteva accedere.
Mentre procedevo in fondo alla fila dei miei compagni sentii un rumore metallico provenire da una delle porte chiuse. Mi fermai di colpo e tesi le orecchie. Sentivo solo il ronzio costante delle luci, o forse di qualche macchinario, ma in sottofondo mi sembrò di udire il rumore di metallo trascinato contro altro metallo, un rumore che mi fece drizzare i peli e scappare vicino agli altri prima possibile.
Mi chiesero se fosse tutto okay, ma io feci finta di nulla.
Continuammo a percorrere il corridoio finché non raggiungemmo un'altra piattaforma uguale a quella del livello sottostante. Alex provò a studiarla meglio, spinse un pulsante e ci trovammo su un piano diverso, probabilmente quello superiore. Era diverso dai due precedenti, più avanti nel corridoio entrava molta luce e c'erano molte meno porte.
"Potrebbe essere il piano con la cupola di vetro che vedevamo da sotto." Ipotizzò Elizabeth.
"Anche secondo me." Concordai.
Un rumore sferzò l'aria e ci fece voltare di scatto verso sinistra. Sentii di nuovo quello sferragliare di metallo che mi faceva accapponare la pelle.
"Cos'è stato?" La voce di Thomas era flebile.
Non vedevo nulla e il rumore era cessato.
Rimanemmo a fissare l'imboccatura del corridoio per quella che mi sembrò un'eternità.
Ma non comparve nulla.
Decidemmo di andare in direzione della luce, per vedere se effettivamente fosse la cupola che avevamo visto prima. E fu così.
L'estesa copertura in vetro faceva entrare luce del sole, ormai prossimo a tramontare, e racchiudeva la cabina di pilotaggio della nave. C'erano cinque poltrone disposte a semicerchio davanti a cinque piccoli schermi trasparenti, spenti. La poltrona al centro aveva di fronte una vasta tastiera, anch'essa spenta, con pulsanti neri con sopra scritte bianche. I simboli erano sconosciuti, tondeggianti e composti prevalentemente da cerchi in successione. Chissà come sarebbe stato poter imparare quel linguaggio.
"Ragazzi, ma perché non c'è nessuno?" Domandò Thomas.
"Non lo so, Tom. Non lo so." Rispose Elizabeth, cupa.
Il rumore di metallo ci fece sussultare di nuovo. Quella volta sembrava più vicino del solito, sembrava provenisse dal corridoio che portava alla cabina dove ci trovavamo.
"Qualche buon'anima vuole andare a controllare il corridoio?" Sandy non era più molto convinta che la sua esplorazione sarebbe andata a buon fine.
Ovviamente nessuno si propose.
"Va bene! Andrò io!" Sbuffò Thomas e si avvicinò a piccoli passi all'imboccatura buia del corridoio.
Il sole stava ormai tramontando, la luce rossa donava un che di estremamente spaventoso al corridoio, che non faceva altro che sembrare più buio di quanto fosse realmente.
Thomas superò la soglia e si immerse nel buio. Avevo il cuore in gola, avrei potuto esserci io al suo posto.
"Parlaci alla trasmittente!" Esclamò Elizabeth "Così siamo sicuri che tu stia bene."
"E che nessun alieno mi mangi." Commentò sarcastico il nostro collega.
"Sei riuscita a trovare un'apertura!" Esclamò Elizabeth, sbalordita.
"Entriamo, dai!" Sandy la prese per mano e varcò la soglia della nave. Confesso che trattenni il respiro in quel momento, avevo timore che accadesse qualcosa alle ragazze nel passare oltre. Non so, qualche laser disintegrante, o allarmi a tutto spiano, oppure morte per soffocamento. Per fortuna non successe nulla, tutto era silenzioso e non c'era ombra di vita.
"Venite o no?" Chiese la mia collega, specialmente rivolta a Thomas, che era rimasto in disparte a osservare dubbioso la scena, ancora preso dai suoi pensieri.
Io mi avvicinai al portellone, toccai la parete interna della nave ed entrai. Fu come varcare la soglia di un mondo nuovo, anche se distava solamente pochi centimetri dalla realtà. Feci correre lo sguardo lungo il corridoio, ma non vidi altro che grigio e buio. La luce verde proveniva da una strana lampada sulla parete di fondo a destra. Era un po' inquietante, a ripensarci.
L'aria era esattamente uguale a quella fuori, non c'erano strani gas. Per fortuna quegli alieni dovevano respirare la nostra stessa aria.
Entrarono anche gli altri due e insieme optammo per andare a destra, verso la spettrale luce verde.
Camminavamo in fila indiana, in silenzio, e ci guardavamo attorno in trepidante attesa di qualcosa. All'interno non era freddo come fuori, quindi presto finimmo per spogliarci degli indumenti più pesanti, anche se le tute termiche erano quelle che tenevano più il calore. Raggiunto l'angolo, che in realtà si rivelò essere una curva, continuammo a seguire il percorso finché non ci imbattemmo in una strana piattaforma. Oltre di essa non c'era niente. Non capivamo cosa fosse o come funzionasse, ma ad un certo punto ebbi un'illuminazione.
"E se fosse un modo per arrivare al piano di sopra? Tipo un ascensore, ma più sofisticato."
"O magari è una piattaforma di teletrasporto come quelle di Star Trek." Aggiunse Alex.
Era davvero una piattaforma per il teletrasporto.
Quando ci salimmo tutti sopra, trovammo dei pulsanti rettangolari. In sostanza, li spingemmo a casaccio sperando di non essere disintegrati.
E all'istante finimmo in un altro posto.
Non mi venne da vomitare, non ebbi giramenti di testa, i libri che descrivevano il teletrasporto di solito prevedevano uno di questi sintomi ma io non provai nulla perché avvenne tutto in un battito di ciglia.
Sandy scoppiò a ridere e batté le mani "È stato fighissimo!"
"Sì, ma ora dove siamo?" Chiese Thomas. Vidi chiaramente l'ombra di un sorriso sulle sue labbra, anche lui alla fine si stava divertendo.
Vidi alla nostra sinistra una finestra, quindi mi avvicinai per sporgermi a guardare e vidi che eravamo saliti di livello. Eravamo forse a dieci o quindici metri d'altezza, quindi circa a metà dell'altezza della porzione di nave che era spuntata.
"Siamo a metà dell'altezza. Forse questo è il piano successivo." Informai i miei compagni.
"Ma secondo voi se ci torniamo sopra saliamo di nuovo o scendiamo?" Domandò Thomas.
"Magari ci sono due tasti diversi." Rispose Alex.
"Non fermiamoci qua, esploriamo questo settore e poi al massimo saliamo ancora. Che ne dite?" Di nuovo Sandy ci trascinò col suo entusiasmo contagioso.
Se solo fosse stata più accorta...
Ci inoltrammo nel corridoio che si apriva di fronte alla piattaforma per il teletrasporto: era assolutamente identico a quello del piano sottostante. Non potei fare a meno di interrogarmi sul perché non ci fosse nessuno in giro. Una nave così enorme non poteva avere un equipaggio esiguo. O almeno in teoria.
C'era qualche stanza nel corridoio, ma erano tutte chiuse e non si poteva accedere.
Mentre procedevo in fondo alla fila dei miei compagni sentii un rumore metallico provenire da una delle porte chiuse. Mi fermai di colpo e tesi le orecchie. Sentivo solo il ronzio costante delle luci, o forse di qualche macchinario, ma in sottofondo mi sembrò di udire il rumore di metallo trascinato contro altro metallo, un rumore che mi fece drizzare i peli e scappare vicino agli altri prima possibile.
Mi chiesero se fosse tutto okay, ma io feci finta di nulla.
Continuammo a percorrere il corridoio finché non raggiungemmo un'altra piattaforma uguale a quella del livello sottostante. Alex provò a studiarla meglio, spinse un pulsante e ci trovammo su un piano diverso, probabilmente quello superiore. Era diverso dai due precedenti, più avanti nel corridoio entrava molta luce e c'erano molte meno porte.
"Potrebbe essere il piano con la cupola di vetro che vedevamo da sotto." Ipotizzò Elizabeth.
"Anche secondo me." Concordai.
Un rumore sferzò l'aria e ci fece voltare di scatto verso sinistra. Sentii di nuovo quello sferragliare di metallo che mi faceva accapponare la pelle.
"Cos'è stato?" La voce di Thomas era flebile.
Non vedevo nulla e il rumore era cessato.
Rimanemmo a fissare l'imboccatura del corridoio per quella che mi sembrò un'eternità.
Ma non comparve nulla.
Decidemmo di andare in direzione della luce, per vedere se effettivamente fosse la cupola che avevamo visto prima. E fu così.
L'estesa copertura in vetro faceva entrare luce del sole, ormai prossimo a tramontare, e racchiudeva la cabina di pilotaggio della nave. C'erano cinque poltrone disposte a semicerchio davanti a cinque piccoli schermi trasparenti, spenti. La poltrona al centro aveva di fronte una vasta tastiera, anch'essa spenta, con pulsanti neri con sopra scritte bianche. I simboli erano sconosciuti, tondeggianti e composti prevalentemente da cerchi in successione. Chissà come sarebbe stato poter imparare quel linguaggio.
"Ragazzi, ma perché non c'è nessuno?" Domandò Thomas.
"Non lo so, Tom. Non lo so." Rispose Elizabeth, cupa.
Il rumore di metallo ci fece sussultare di nuovo. Quella volta sembrava più vicino del solito, sembrava provenisse dal corridoio che portava alla cabina dove ci trovavamo.
"Qualche buon'anima vuole andare a controllare il corridoio?" Sandy non era più molto convinta che la sua esplorazione sarebbe andata a buon fine.
Ovviamente nessuno si propose.
"Va bene! Andrò io!" Sbuffò Thomas e si avvicinò a piccoli passi all'imboccatura buia del corridoio.
Il sole stava ormai tramontando, la luce rossa donava un che di estremamente spaventoso al corridoio, che non faceva altro che sembrare più buio di quanto fosse realmente.
Thomas superò la soglia e si immerse nel buio. Avevo il cuore in gola, avrei potuto esserci io al suo posto.
"Parlaci alla trasmittente!" Esclamò Elizabeth "Così siamo sicuri che tu stia bene."
"E che nessun alieno mi mangi." Commentò sarcastico il nostro collega.
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