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Gelido inferno (IX)

Mi risvegliai in una stanza illuminata da una luce soffusa.


Da solo, in una sottospecie di letto.
La stanza era vuota.
Eccezion fatta per uno degli alieni, che era a poca distanza da me.
Sobbalzai e mi ritrassi sul fondo del letto.
"James Fox." Una voce stridente, che faceva male alle orecchie, chiamò il mio nome. Come facevano a saperlo? Chi era stato a parlare? Dov'era Elizabeth? Dove mi trovavo?
"Chi parla? Dove sono?!" Sbottai.
"Sei sulla nave che hai visto sul tuo pianeta. Io sono il capitano." Dalla nuvola nera emerse un tentacolo, che si avvicinò minacciosamente a me. Cercai di sfuggire, ma quella cosa mi toccò il piede nudo. Era fredda, non viscida, ma comunque mi faceva ribrezzo. Cercai di scacciarla con la gamba e ci riuscii.
"Sei tu?" Chiesi alla figura di fronte a me.
"Sono io."
"Dov'è Elizabeth?"
"La donna è al sicuro."
"Cosa vuoi da noi? Perché non ci hai uccisi come gli altri?" Stringevo con forza il bordo del letto, sia terrorizzato che infuriato.
"Perché voi siete gli ultimi."
"Gli ultimi di che cosa?"
"Della vostra specie. Osserva."
Mi indicò una piccola finestra sul lato opposto al mio letto. Col cuore in gola scesi dal lì e, mantenendomi il più possibile lontano da quell'essere, mi diressi verso il vetro. Non avevo idea di che aspettarmi, ero solo spaventato. Speravo che quella sua affermazione fosse una metafora aliena, ma un angolino del mio cuore sapeva che non era così.
Quello che vidi mi fece quasi svenire.

La Terra, il nostro amato pianeta blu, l'unico pianeta a nostra disposizione, giaceva in mezzo allo spazio come accartocciata su sé stessa, le acque degli oceani erano ridotte a una vaga chiazza al centro del Pacifico e si vedevano chiaramente pezzi di crosta incandescente vagare nell'atmosfera.
Uno scenario del genere avrei potuto pensare di vederlo soltanto in un film apocalittico a basso costo, ma invece era realtà.
"Cosa è successo?" Non so dove trovai la voce per chiederlo.
"Abbiamo prelevato dell'acqua e del materiale dal centro del vostro insulso pianeta. Non ci sarà altra civiltà al di fuori della nostra e tutto ciò che ci serve lo prendiamo, con o senza il consenso di coloro a cui lo stiamo sottraendo. È così che va la vita nella Galassia. Noi vinciamo sempre."
Credevo di vivere in un sogno, ma nei giorni che seguirono rimanemmo in orbita vicino a quella che fu la Terra e constatai la verità di quelle macabre parole.
"E cosa ci faccio qui? Avrei preferito crepare insieme al resto della specie. Stronzi!" Non provai nemmeno a scagliarmi contro la creatura, ero sicuro che mi avrebbe fermato in un nanosecondo.
"Tu fai parte della collezione, come la donna, Elizabeth."
"Collezione? Che cosa cazzo significa?!"
"Questa zona della nave è come quello che voi chiamate album, e tu ed Elizabeth siete solo due delle tante figurine che siamo riusciti ad ottenere in questi secoli."

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